IL BAMBINO, QUESTO SCONOSCIUTO...

 

Gaston Bachelard afferma "... il suo [del bambino] diritto assoluto a immaginare il mondo".

 

Nel rapportarci al mondo del bambino (e bambini lo siamo stati anche noi), c'è un aspetto di cui ci sentiamo certi: la condizione interiore del bambino è una fase transitoria verso il mondo (quello si "reale") dell'adulto.

Questa certezza è anche una comoda maniera per lasciare le cose esattamente come sono e dunque per non interrogarsi oltre.

Quindi due mondi che corrono paralleli, ma con la tendenza a confluire verso "l'adultità".

Questa prospettiva ci vede come il punto indiscusso di arrivo e per questo, nell'approcciarci al bambino, gli forniamo costantemente riferimenti alla "realtà", gli insegniamo il "giusto" atteggiamento, la "corretta" visione.

La sua percezione ci appare dunque "menomata", immatura, non reale.

"Immaginare il mondo", come sostiene Bachelard, più che un diritto assoluto, ci appare un gioco con cui trastullarsi, prima di diventare grandi, quasi un lusso dell'età, che può anche permettersi "divagazioni":  tanto ci siamo noi !

Per il bambino il mondo è un perenne divenire, dove tutto sembra venirgli incontro.

E non gli interessa indagare da dove il tutto provenga, quale possa esserne la causa.

A lui interessa solamente goderne, trarne beneficio, giocarci, meravigliarsi, incantarsi.

Tutto sembra succedere "magicamente", e lui non sente la necessità di spiegazioni.

Il vento sta creando un mulinello con le foglie ?

Ecco una splendida occasione per sorridere, sgranare gli occhi, mettersi a "turbinare" come fanno le foglie.

Noi, invece, cerchiamo la spiegazione fisica del fenomeno: e non ci meravigliamo più, abbiamo perduto l'immediatezza, l'incanto.

Nella percezione meravigliata del bambino, sembra esserci un altro "codice" di osservazione della realtà, dove bambino e realtà formano un tutt'uno, e dove la curiosità è perennemente in azione, perennemente protesa.

Il bambino ha un modo tutto su di "reagire" alla realtà, ed è squisitamente immaginativo.

Più che essere interessato a spiegazioni, dicevamo, la realtà è per lui un'occasione per immaginare, creare collegamenti, inventare luoghi, personaggi, forze, azioni, in cui immergersi totalmente, divertendosi.

È il suo modo di "interpretare" la realtà, filtrandola attraverso il registro immaginativo.

 

Il vento soffia tra i rami dei pini …

Si può restare banalmente inchiodati a quella che ci appare la maniera "giusta" di guardare alla realtà ("È solo il vento che passa tra gli aghi dei pini... "), oppure si può reagire "poeticamente", empaticamente, come fanno i bambini.

"Naturalmente" i bambini, lo sappiamo, valutano e vivono le cose dal punto di vista della loro "immaturità" (così ci piace chiamarla) e "vedono" cose che non ci sono, che sono "solo" immaginarie, pura fantasia.

Dunque - secondo noi - vanno certamente "fuori strada", e perciò vanno "corretti", vanno guidati, educati, "per il loro bene"...

 

Già, perché i bambini, ascoltando il vento tra i rami dei pini, possono pure credere che il vento abbia voglia di giocare, magari anche con loro, e possono persino immaginare, allargando le braccia, che il vento li faccia volare, li sollevi da terra... e via !

In un attimo diventano leggeri come una foglia e si fanno portare in alto, magari a fare capriole nel cielo, in una sperimentazione gioiosa di libertà.

 

Una tale maniera di rapportarsi alla realtà, dove potrebbe portare ?

È qualcosa di "pericoloso" ? È "solo" un gioco senza conseguenze, oppure c'è anche dell'altro ?

Nel suo atteggiamento - per noi del tutto "immaturo" - il bambino si percepisce insieme al vento che soffia.

Il vento diviene una presenza viva accanto a lui, appartiene intimamente al suo mondo, è il suo mondo.

In quel "volare insieme", il bambino sperimenta il suo legame con il mondo, ne comprende e apprezza l'intima continuità e necessità.

E tutto questo accade in perfetta semplicità e letizia.

È la percezione di un mondo straordinariamente vivo e "dialogante", anche quando si tratta, "solamente", del vento tra i rami.

Ecco, dunque, che quella infantile non è affatto una modalità "immatura" di approccio alla realtà: si tratta di qualcosa di radicalmente differente da quello che noi definiamo "normale".

E se compare nel cielo uno stormo festoso e vociante di uccelli, un bambino si sente chiamato ad una partecipazione gioiosa, si apre ad una condivisione di gioia, e impara che la gioia è un allargamento del cuore, che attraversa le creature.

 

I bambini si affidano alle braccia della vita, senza fare progetti.

E da dove arriva l'entusiasmo di un bambino, se non dalla vita ?

Ma devono fare i conti con la "dittatura" delle cose, così come devono essere, imposta dagli adulti ai bambini.

 

Qui, per fortuna, possiamo fare a meno di una tale, premurosa, "dittatura"... e allora, come dei bambini, possiamo tornare al nostro "amico" vento...

 

Mi piacerebbe cercare la sorgente del vento, sapere dove riposa e dove sogna, dove si ritempra dalle lunghe scorribande, quale frenesia lo guidi, lo sorregga.

Dove potrebbe aver casa il vento ?

Quali luoghi preferirà per ricaricarsi ?

Non ce lo vedo in una piatta pianura. Forse solo se ce l'acqua e l'erba alta, dove può prendere una bella rincorsa e spettinare allegramente l'erba, per poi guizzare verso l'alto, sempre più in alto, in alto...

E come si può pensare che non si diverta allegramente ?!

Qui porta via il cappello ad un composto signore, là accarezza una rosa rossa e ne assapora inebriato il profumo, poi fa trillare la girandola di un bambino...

A volte il vento diventa terribile, terribile.

E allora c'è da fuggire dalla sua strada e aspettare che si calmi, almeno un po', e torni simpatico.

Sanno qualcosa del suo mondo le rondini, che guizzano nel cielo, quasi ubriache del volo, o quando sfrecciano a pelo d'acqua per dissetarsi nel fiume.

Certo, il vento non può soffiare per sempre, dovrà pur riprendere fiato.

Si riposa, si ricompone... e poi a capofitto da qualche vetta, fino alla vastità infinita del mare.

E chissà se si sposa il vento ? Avrà dei bambini ? E come li guiderà ?

Dimenticavo !  Se c'è una cosa che sbalordisce il vento e per un po' lo fa sostare, è il suono festoso delle campane. Lì si ferma, sorpreso, stordito, per un po' sembra aver trovato un compagno di giochi... e in cuor suo sorride. come quando fa volare in alto gli aquiloni.

Ciao, vento, torna presto !

 

Prendere esempio dai bambini, dal loro approccio alla vita, prima che il mondo li “corrompa” e insegni loro “come vanno le cose”.

Recuperare la loro freschezza, la spontaneità, la gioia, l’incanto, la meraviglia, il gioco, la presenza all’istante.

Non c’è che una speranza: “tornare” bambini !

 

Luciano Galassi

(maggio 2014)

 

 

"La nostra infanzia testimonia l'infanzia dell'uomo, dell'essere toccato dalla gloria di vivere"

                                                          Gaston Bachelard

 

I bambini hanno per casa il mondo,

per tetto le stelle del cielo,

hanno il cuore sempre pronto

a saltare al di là di ogni collina

(non avete notato, tra le scapole,

le loro piccole ali ?).

Hanno occhi che si incendiano

per tutto ciò che ci appare insignificante.

Hanno bocche sempre pronte al sorriso,

e gambe sempre ai blocchi di partenza.

E volano, volano, per tempi senza tempo.

 

E noi ci difendiamo, teniamo duro …

noi seri difensori di un mondo senza gioia.

 

Luciano Galassi