Loreto:  città del mondo
Loreto: città del mondo

"Ci sono dei luoghi al mondo la cui semplice vista ci distacca di dosso l'anima tanto è triste: sono i posti in cui il denaro ha ucciso l'anima"

                                                         Christian Bobin

 

 

INTEGRITÀ, MEMORIA, IDENTITÀ DI UN LUOGO.


 

Siamo confinati in spazi sempre più ristretti, forse solo la piccola "riserva" di un appartamento o di una stanza.

Mentre si fanno convegni sulla memoria, sulle radici, mentre ci viene spiegata la loro vitale importanza, gli spazi vengono sempre più, aggrediti e offesi. E noi con loro.

Cosa vuol dire oggi identità di un luogo, di un paese, mentre si costruisce e si devasta ?

Ha un qualche valore l'identità condivisa di un luogo, oppure un luogo è uguale ad un altro ?

Ma, soprattutto, chi decide ?  E quali “valori” si difendono ?

Prevalentemente uno solo:  gli interessi di pochi.

Gli altri non hanno voce in capitolo, o così ci inducono a credere.

Chi difende l'integrità di un luogo ?  Quali istituzioni ?

E quando si avverte uno scempio, un danno, una trasformazione permanente, a chi ci si rivolge ?

O si è solo condannati a subire ?

Chi si sente offeso, ferito, e non ha interessi diretti da difendere, forse è la sentinella di qualcos'altro, di non meno prezioso.

Forse è l'araldo di una memoria, di un'aspirazione di continuità, di permanenza della Bellezza di un luogo e dell'amore che a quel luogo lo lega.

Ma c'è un piano regolatore che abbia quale metro primario la Bellezza e il Benessere dei luoghi e delle persone che lì vivono ?

Non c'è qualcos'altro che vada oltre i meri criteri di proprietà (pubblica o privata), per cui possa rimanere lo spazio per la voce di chi, semplicemente, ha a cuore un luogo, perché li è cresciuto, li ha ricordi, relazioni, parentele ? Perché li respira e li vuole seguitare a vivere …

E ogni violazione di uno spazio significativo condiviso, è una aggressione alle condizioni di identità condivisa, che danno forma e contenuto ad una comunità di persone.

Un luogo può non essere affidato alla cura e alla tutela di chi li vive ?

Se, a causa delle troppe violazioni, scatta l'indifferenza, forse qualcosa di prezioso sta morendo. E forse dovremo seriamente preoccuparci ...

Un luogo non ha forse bisogno dell'affetto dei suoi abitanti ?

Forse un luogo non appartiene solo agli abitanti del momento, ma anche a coloro che con affetto, cura e sacrificio, lì hanno vissuto.

E magari ai luoghi appartiene il desiderio e l'aspirazione di una loro sincera e rispettosa umanizzazione. L’indifferenza può essere solo morte.

E che senso ha insegnare ai bambini ad amare il proprio paese mentre se ne deturpa l'immagine ?  Che cosa dovrebbero amare ? Forse soltanto un'idea astratta, o non le case, le architetture, le atmosfere, le forme, le piazze, i ricordi, le persone, e ciò che di prezioso ci è stato lasciato in eredità ?

Le parole hanno senso solo se sono precedute e seguite dall’esempio, il solo vero maestro.

Quando poi non si sia anche eredi di un patrimonio storico-culturale, la cui appartenenza travalica i semplici confini territoriali, per aprirsi al mondo ...

Allora la responsabilità diviene ancora più pregnante.

 

Importa a qualcuno tutto questo ?

 

Luciano Galassi

(1 luglio 2013)

[ INTERMEZZO BEN TRISTE  ... ]

              Una colata di cemento ci seppellirà ! ...

 

E hop !...  Lievita,  cemento, lievita ...

Forse si sono passati la voce ...  (colleghi ... nella devastazione ... "leopardianamente", questa volta ... )

 

Luoghi anonimi, luoghi di nessuno, perché privi di qualsiasi investimento affettivo.

Uno spazio "finto", artificiale, calato dalla mente di un qualche architetto o "arredatore urbano", uno spazio consegnato all'aridità, al "deserto", alla inabitabilità.

E' uno spazio solo pensato, uno spazio contro la città, che non verrà integrato, un corpo estraneo, una ferita ... che tutti, con tristezza,  faranno finta di non vedere.

 

E chi mai frequenterà quei "giardini" circolari senz'anima, spogli, senza angoli di intimità dove "rifugiarsi", senza dover essere sotto gli occhi di tutti, in "esposizione" ?

Spazi che sembrano destinati unicamente allo sguardo, ad una contemplazione pseudo-estetica, anziché alla loro (presunta) destinazione di svago, ritrovo, incontro, raccoglimento, fantasticheria, gioco.

 

Lo psicoanalista James Hillman, nel suo libro "L'anima dei luoghi", si interroga su cosa sia stato eliminato dall'elaborato, dai progetti grafici, ossia dal progetto della nuova realtà, e dice: "E' eliminata la verità del luogo. I progetti grafici sono la teologia dogmatica dell'architettura. Trasformano in schemi astratti la verità effettiva del mondo".

E ancora aggiunge: "Il bulldozer è un po' come il becchino, l'imbalsamatore, lo strumento per uccidere la vitalità della terra, preparandola per l'intervento costruttore".

Se dunque quel luogo prima era capace di esprimere la voce di noi semplici persone, ora quale "lingua" parlerà ?

È come se fosse stato messo un bavaglio a quel luogo, che ora non potrà più "parlare" di sé, di ciò che era e rappresentava. Ora viene "costretto" a rappresentare qualcosa di completamente diverso, a parlare una lingua altra, mentre ciò che gli apparteneva è stato soffocato senza lasciare alcuna traccia.

 

Ovviamente, "democraticamente", i cittadini non contano niente ...

 

"Ragazzo, lasciaci lavorare, per favore  ... (per te, naturalmente ... )"


 

Articolo 9 della Costituzione della Repubblica Italiana

 

“La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica.

Tutela il paesaggio e il patrimonio artistico della Nazione”.

Dunque l'Italia tutela il paesaggio ...

Poi, "naturalmente" e "democraticamente" si valuta, si pondera, si considera, si distingue, si entra nel merito, si cavilla, si sentono il parere e le prescrizioni degli organi competenti, si operano opportune distinzioni, si contratta, si interpreta rispettando il principio, si forniscono adeguate garanzie, si tiene conto del parere delle opposizioni, ci si avvale delle regole della democrazia, si considerano le urgenze e le necessità per il bene superiore della comunità ... si fa tutto ciò che si può per  ...

 

Tutto e il contrario di tutto ... e via blabblando e facendo finta che si sarebbe voluto... Tuttavia, a malincuore e riaffermando la salvaguardia dei giusti criteri, di cui ci si pone quali garanti e interpreti ... E non ci si vengano a dare lezioni di democrazia: siamo stati noi i primi, in tempi non sospetti...  Noi abbiamo a cuore la bellezza e l'integrità del nostro territorio, che amiamo profondamente ... nel rispetto dei nostri padri e delle generazioni future ... E' nostro merito e vanto per l'onere e la responsabilità che ci siamo assunti, nel primario interesse della collettività ... I soliti disfattisti, per partito preso ... E vedrete che poi vi piacerà ...

 

Risultato: E' con commozione profonda e la mano sul cuore che l'ambiente è magistralmente,  "democraticamente", spudoratamente ... devastato !

 

[ fine  INTERMEZZO BEN TRISTE  ... ]

 

COME SI DISTRUGGE L'ANIMA DI UNA CITTÀ O DI UN PAESE

 

"L'Italia senza Appennino sarebbe un'orrenda sequenza di capannoni, villette, officine, svincoli, ponti, viadotti, macchine parcheggiate, pompe di benzina".  

                                                            Franco Arminio

                                                                                     

L'anima di una città o di un paese è la sintesi misteriosa di straordinarie sfaccettature.

Ne fanno parte il luogo fisico, gli interventi abitativi, la presenza degli abitanti, le vicende che l'hanno attraversato e la memoria sedimentata.

Forse l'anima di una città ha necessità di essere tenuta in vita, per mantenere vivo il legame con e tra gli abitanti (e non solo: ci sono luoghi di più vasta "appartenenza" collettiva), che significa anche affetto e "motivazione", cura e premura.

Gli abitanti sono i custodi di quell'anima, della storia, di luoghi vissuti, dove si sono imbastite delle vite, di scorci e "viste" che caratterizzano e in cui ci si ritrova. È la vitalità di un luogo, in cui ci si riconosce e che ci ha affascinato.

Modificare pesantemente una "vista", non è solamente una operazione di radicale trasformazione, non si sta solamente devastando uno spazio fisico, ma anche la percezione globale dell’intero luogo e, parallelamente, si distrugge anche un "panorama" interiore, si intacca il sentimento di appartenenza al luogo, ce se ne allontana, lasciando il luogo a sé stesso, senza più un "nutrimento" affettivo.

Il risultato è incuria, indifferenza, quando non rabbia e frustrazione per qualcosa per cui non si è potuto fare niente, perché la sensibilità di chi "interviene" e modifica si è irrimediabilmente anestetizzata e ha creduto di poter fare a meno di tutti, arrogandosi il diritto di decidere.

Per un apparente vantaggio del momento si rinuncia all'apporto di affettuosa presenza degli abitanti.

L'anima è ferita, sfregiata, impoverita. È privata di una preziosa linfa vitale e deve essere tenuta in vita artificialmente.

Quell'anima non può vivere di prepotenza, diversamente dal potere, a cui sembra importare poco di tutto questo.

Ci sono dettagli-simbolo (una piazza, un monumento, una chiesa...) che sono aspetti sensibili e particolari della memoria e dell'anima, e nei loro confronti occorre essere particolarmente attenti e "prudenti"…

 

A futura memoria …

 

Luciano Galassi

(16 luglio 2013)