PER CHI È "DIVERSO" ( ma solo da noi ) L'ipocrisia e la violenza che la società non è disposta ad ammettere, perché sono parte costitutiva del suo essere |
Sembrano bisbigli, ma forse sono solo urla soffocate, e la voglia di dire in faccia al mondo tutta la violenza che l’attraversa, dietro le facciate falsamente composte, i sorrisi dai denti d’oro.
La violenza che abita tra le pieghe di una società che ama vedersi tanto “perbene”, ma che coltiva la spietatezza degli artigli della crudeltà e dell’intolleranza.
La gente troppo "perbene" partorisce profonde sofferenze, tra le pieghe dei suoi "buoni sentimenti" ...
Esiste un tribunale,
di nome ha maggioranza,
solerte e silenzioso
si inchina e poi si impegna.
Si indigna come un toro
che vede il drappo rosso
si sente minacciato
dalla "diversità".
È l'eco della folla
che nome ha maggioranza
che mai e poi mai discute
la sua "normalità".
La succhia con il latte
dei probi cittadini
che tracciano confini
e scrutan chi non va.
Attenti, attenti...
Siam cruda maggioranza
dai denti assai taglienti
gli orecchi tesi e attenti
sulla "diversità".
E quando ci accorgiamo
di chi non è conforme
sentiamo un ribollire
che brucia e ci confonde.
Un guizzo dentro agli occhi
e scatta la parola
tagliente come spada
che squarcia e non consola.
Recinti trasparenti
per ogni mela marcia
e fuori dalla cerchia
della comunità.
Noi siamo gente a posto
dalle mille certezze
pagato abbiam le decime
fatta la carità.
Noi siamo i baluardi
di tradizioni certe
farfalle non fioriscono
finché noi siamo qua.
Noi siam la garanzia
per ogni mondo sano
ma è tolleranza zero
per chi è da noi lontano.
Certo, certo...
La vostra prepotenza
non giunge ai tribunali
imputati non ci sono
per la vostra crudeltà.
Se siete voi la legge
nessuno chiede conto
e il pianto non vi tocca
non scatta la pietà.
Essere maggioranza
è certa garanzia
le botti son di ferro
e piena è impunità.
Ma il vostro mondo tondo
non vede che la vita
va oltre ogni confine
il nome TOLLERANZA
cognome è LIBERTÀ.
Luciano Galassi
(22 novembre 2013)
Per ogni fiore che è stato reciso
dal mondo è scomparso
un profumo e un sorriso.
E se poi ti chiedi il senso che ha …
è solo il trionfo della “normalità”.
MUSERUOLE SENZ'ANIMA, PER L'ANIMA
La pressione, che a volte diviene violenza, alla normalizzazione, all'essere fotocopie omologate uno dell'altro, corisponde ad una seria patologia sociale, con prognosi assai incerta.
C'è chi si crede padrone della vita altrui e vuole gli altri "normali" ad ogni costo, con le buone o con le cattive.
Ma ciò che sfugge al controllo della "normalità" è tutto ciò che fiorisce oltre i territori previsti, in maniera spontanea e selvaggia, ricca e vitale, libera e creativa.
La bellezza, la sacralità di ciò che si è.
Il diritto di essere per come si è, e per il mondo che si porta dentro.
Com'è che abbiamo perso il senso del mistero di ogni vita, stemperandolo nella banalità e nell'omologazione ?
Dove abbiamo attinto una così grande miseria e stupidità ?
(Due invocazioni e un atto d'accusa)
Uomini senza fallo, semidei
gli apogei
il confine
la carogna
non vi sia di vergogna.
e le mani sudate
di salvadanai
la burrasca
non vi rimanga in tasca.
uomini di legge
nei vostri sogni ancora
desolato gregge
con il nodo alla gola. |
Quanti innocenti
all'orrenda agonia
la sorte
pensate che sia
che decreta morte?
non convien sempre
il destino comune,
di novembre,
al fioco lume,
in mezzo ai camposanti,
e metterle vicine
tessere giganti
che non avrà mai fine.
poiché all'ultimo minuto
giammai avuto
il respiro:
vi sorveglia
o fra i muri di calce, per la falce.
Fabrizio De André
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