E PER MAESTRO UN FORMICAIO “IMPAZZITO”
Il nostro è un mondo”bloccato”, è solo apparentemente in movimento.
E’ come la frenesia di un formicaio “impazzito”.
Come si caratterizza, cosa si osserva in un formicaio “impazzito” ?
Quello a cui si assiste, una volta che il formicaio è stato disturbato, è una accelerazione spasmodica da parte delle formiche.
Tutte diventano iperattive e sembrano cessare le normali attività, ed è come se tutte cercassero di mettersi in salvo, in un moto che appare scomposto, privo di direzione.
C’è solo un aspetto che appare rispondere ad un senso profondo e finalizzato: la messa in salvo delle larve, le future formiche, portate via e nascoste, in tempi rapidissimi.
Anzi, forse tutta l’agitazione (attivata da un evento esterno, che devasta il formicaio) parrebbe quasi un depistaggio del possibile “aggressore”, rispetto alle preziose larve.
Vista così, la frenesia, più che un atto insensato, dettato dal panico, risponderebbe ad un istinto di sopravvivenza della specie.
E noi ? Noi cosa stiamo facendo, cosa stiamo proteggendo ? Cosa stiamo cercando di mettere in salvo ?
E siamo quelli che mettono in salvo, o quelli che distraggono il “nemico” ?
E se siamo questi ultimi, chi si occupa dell’altro obiettivo ?
E ancora: che cosa ha fatto scattare l’allarme ? Chi è il “nemico” ?
A questo punto mi vedo costretto a sconfinare nel regno di una ipotetica paranoia, di una mania persecutoria (sicuramente così potrebbe essere etichettato, questo “sconfinamento”, dalla “sana” psichiatria).
Ecco dunque l’ardita ipotesi.
Supponiamo (solo per un attimo, poi torneremo alla rassicurante “normalità”) che esista, dentro ciascuno di noi, anche se con una molto vaga consapevolezza, un “sensore”, non meglio definito, il quale stia avvertendo, magari nell’attuale modo di procedere del mondo umano, un macroscopico pericolo.
Qualcosa viene avvertito come una grave minaccia, dunque scatta una risposta automatica di “panico”, verisimilmente analoga a quella di un formicaio “impazzito”.
Ipotesi azzardata e indimostrabile ?
Forse varrebbe la pena di occuparsene per qualche momento.
E se i pericoli fossero molteplici e non riguardassero solo il mondo esterno, il rischio nucleare, l’inquinamento, gli affari internazionali, la invadente e spietata prepotenza dei mondi finanziari, ma anche il mondo interiore ?
E se si stesse percependo che è il proprio “potere” ad essere minacciato, nel senso di una perdita di capacità, di fare, decidere, intervenire, rispetto alla propria vita e all’ambiente vicino ?
E se si stesse captando che la persona umana non conta più niente ?
Se tutto questo dovesse essere vero, è qualcosa di molto preoccupante.
Il “sistema” si propone di fare affari perfino sul disagio indotto: psicofarmaci, iper-proposta di beni ... ma la domanda diventa: ci sta veramente a cuore una vita autentica, “sovrana” ?
Certo, si può cercare di ottundere il “sensore” (e vai col Prozac !), proporre affascinanti “distrazioni” (una bella crociera con 5.000 persone !), ma con quale prospettiva ?
Ingannare noi stessi è sicuramente la cosa più tragica, per noi e per tutti !
Se l’ipotesi, “paranoica”, del pericolo avvertito fosse vera, l’opera di depistaggio dovrebbe essere sempre più accurata, invasiva, pesante. Bisognerebbe fare di tutto per occultare la verità, per far credere che, ancora una volta, siamo noi ad essere “sbagliati”, “guasti” e da “riparare”.
Se così dovesse essere, c’è forse una sola alternativa: ribellarsi, uscire dal gioco al massacro, ritrovare dignità e sovranità, smettere di delegare, di consegnarsi passivamente al “sistema”.
E se quell’agire da formiche “impazzite”, fosse il segnale che può aiutarci a prendere coscienza di tutto ciò, visto che la nostra interiorità ha avvertito la minaccia e tenta di correre ai ripari ?
Allora dovremmo prestare la nostra consapevolezza a questo moto spontaneo ed estremo, comprendere che sta accadendo qualcosa di molto pericoloso dietro le nostre spalle.
E tornando al formicaio “impazzito”, dovremmo fare tesoro proprio di quel tentare di salvare le larve, per mettere in salvo le nostre “larve”, i nostri germogli di vita, il nostro “tesoro” in pericolo: questo è il nostro compito urgente e primario, irrimandabile, e non solo per noi.
Prendere coscienza della crisi grave e globale in cui ci troviamo, tenendo alla larga i “pompieri”, i manipolatori e i finti samaritani.
Dodici milioni di italiani assumono abitualmente psicofarmaci: può bastare ?
Ci dice qualcosa ? Cos’altro deve accadere ?
Quello che deve far riflettere del formicaio “impazzito”, è la lucidità delle formiche “addette” al salvataggio delle larve. Sono come l’occhio del ciclone, in cui regna la quiete. Si affrettano, certo, ma agiscono lucidamente, efficacemente.
Noi, invece, in mancanza di una presa di coscienza, rischiamo di “correre” soltanto, di accelerare con sempre maggiore velocità e insensatezza.
Le formiche del “salvataggio” ci “insegnano” che la consapevolezza dei “tesori da salvare”, può fare la differenza nella nostra vita tra disperata agitazione e limpida determinazione.
Dimenticavo: l’ipotesi “paranoica” è terminata … Tranquilli !
Luciano Galassi
(marzo 2014)