IL DONO DI UN POETA
A volte i doni prendono la forma di un poeta.
Un poeta è come un'antenna, un catalizzatore di atmosfere, di intuizioni.
E vorrei dire che non lo è solamente per sé, ma per tutti e, in special modo, per il luogo in cui vive, anche se non sempre per il suo tempo.
Il poeta è come un "prestigiatore" della parola, che fa apparire, ai suoi e ai nostri occhi, orizzonti sconosciuti, immagini nuove, che scavano nei sentimenti, nelle percezioni, portando inedite visioni, intime, profonde.
Leopardi è certamente uno di tali artefici, anche se, ai suoi tempi, poco apprezzato nel "natio borgo selvaggio".
Ma un poeta non può fare a meno di spargere semi, quasi impalpabili eppure preziosi. Forse sono semi vaganti, come quelli del tarassaco, e veleggiano in cerca di terreni dove attecchire, anche solo per un istante fugace.
Un poeta è un sabotatore di confini (se non si muove nei territori di "cuore-amore").
Li sposta di notte o in un attimo di distrazione degli addetti al controllo.
È anche un artigiano delle essenze, che diffonde come i profumi dei fiori.
È pure un'artista di ciò che è impalpabile e aleggia sopra le nostre teste.
Il paese finisce per respirare le sue parole, le sue atmosfere, ne resta impregnato, anche se a volte stenta a ricambiare, con gratitudine, l'abbraccio.
A volte sono le notizie, gli apprezzamenti che vengono da fuori a far guardare con più attenzione il dono.
A volte il paese è toccato e trasformato per sempre, viene apprezzato e riconosciuto proprio per quella voce solitaria, come un marchio indelebile.
Certo, si può quasi far finta di niente o approfittare della fama, facendo finta di sapere che cosa sia successo, oppure complicare le cose.
O magari qualcuno è toccato per davvero e tenta di fare qualcosa di più che celebrare.
Magari vuol provare anche lui a volare, a vedere se qualcosa dentro risponde e forse risuona.
Magari tenta di distillare nuove, ulteriori essenze, grato per la strada aperta.
E più tenta e più sente vicino il solitario cantore, che trova così accoglienza e conforto, in una comunità oltre i confini del tempo, a cui ciascun attinge e a cui vuole donare qualcosa.
Forse la vita è un mosaico infinito, che ha bisogno della piccola tessera di ciascuno per raggiungere una raffinata bellezza e completezza.
Luciano Galassi
(15 luglio 2014)
A te, Passeggere…
E allora pronuncialo, scrivilo il tuo “L’Infinito”, anziché ripeterlo a memoria, e se lo ripeti, dagli la tua voce, il tuo respiro, la tua anima, trasfiguralo, che sia vivo e accolto, abbracciato e amato, come un fratello che ti ha passato la sua scintilla di luce, perché seguiti il suo cammino di fecondità…