IN PRINCIPIO ERA LA DIFFERENZA.

 

Si narra che i gerani decisero un giorno di essere la sola specie floreale degna di esistere, rappresentazione unica della potenza della vita...

Dovevano esserci solo gerani, i soli autentici, veri, "superiori"...

 

In questo mito inventato, c'è la rappresentazione di un modo di vedere improntato alla dittatura dell'uniformità.

Quanto ci si può sentire potenti alla guida di una rombante Ferrari ! ?

L'aver posto l'intelligenza umana al centro di tutto, significa aver fatto una operazione fortemente manipolatoria sulla realtà dell'esistenza, creando il nostro "Dio" fatto in casa, e pretendendo che debba essere quella la verità, a cui la realtà debba uniformarsi.

Il mondo, la vita, invece, ci segnalano costantemente e ci sbattono in faccia la presenza della varietà, della diversità.

Anzi, la multiformità sembra ergersi a "regola", quasi la ricerca "esasperata" di forme, colori, suoni, dimensioni, quasi un tentativo di testare e sperimentare le infinite possibilità, senza tralasciarne alcuna.

E noi abbiamo inventato il "pensiero unico" !

Parole, concetti, espressioni, padronanza della lingua della grammatica, ci danno l'illusoria sensazione di padroneggiare tutto, e che sia quasi automatica e scontata la comprensione dell'altro, come si trattasse della nostra stessa mente, clonata per numerosissime volte.

Pia e autolesiva illusione...

L'altro è altro, differente.

Ci affascina l'idea di un mondo uniforme, comprensibile, controllabile, con noi al centro, alla cabina di comando.

Non riusciamo a comprendere che quel "perfetto controllo" è contro di noi, che quel controllo strangola le possibilità, riducendole alle nostre pretese.

Nel tentativo di dominare la realtà, creiamo il nostro inferno.

Magari è un inferno "scientifico", ma è sempre tale.

Se può consolarci, saremo l'unica specie avvelenata dal proprio morso, dal proprio pensiero non biodegradabile.

Il pensiero unico, coltivato e clonato in milioni di esemplari, inserito in un contesto, che è quello della vita, che privilegia, invece, la diversità, è un potenziale killer !

Il pensiero unico, anziché edificare il potere totale, sta lavorando alla sua distruzione.

È solo nella sconfinata diversità, la fonte dell'equilibrio e delle possibilità.

Il pensiero unico, nella sua artificialità, persegue il mito di una folle e inapplicabile onnipotenza.

In fondo ha un atteggiamento "tumorale", perché ha perso di vista le sue radici e il progetto globale in cui è inserito.

La globalizzazione contiene in sé una grande possibilità e insieme un grande pericolo: potrebbe essere una formidabile occasione di far conoscere, diffondere ed interagire le varie culture e pensieri, ossia la "diversità", oppure rischiare di imporre un pensiero unico globale, quello dei paesi, economie e poteri "forti", con un impoverimento, quello sì, "globale".

 

Possiamo ancora scegliere?

 

Luciano Galassi

(giovedì, 12 luglio 2012)