GIACOMO LEOPARDI: uno di noi
La frequentazione a Recanati dei luoghi leopardiani, la vista dei numerosi turisti e delle festose scolaresche, le iniziative e i convegni, sono occasioni per interrogarsi su come mai, a più di 150 anni dalla morte, si sente ancora la necessità di avvicinarsi agli spazi, ai testi di Giacomo Leopardi, nostro tormentato poeta.
Cosa ce lo rende così vicino, così necessario, così attuale ?
Cos’è questo affettuoso e crescente “pellegrinaggio” ?
Non credo sia sufficiente spiegazione l’averlo studiato a scuola o che rientri nei “percorsi consigliati”: deve esserci qualcosa di più specifico, di più profondo, di più universale.
A rischio di ripetere ciò che studiosi più attenti e qualificati possono aver già sostenuto, vorrei esporre un mio punto di vista, sicuramente limitato, parziale, ma che rende conto delle motivazioni del mio interesse.
Giacomo Leopardi, attraverso la sua poesia e le sue opere, dà voce all’interiorità dell’uomo, porta in superficie i timori, le angosce, i
rapimenti, le riflessioni, le speranze che ci pongono quali protagonisti dell’esistenza.
Anche di fronte alla drammatica consapevolezza della fragilità e impermanenza dell’esistenza, al poeta (e dunque all’uomo) è data la possibilità di porsi quale soggetto che sente, percepisce,
soffre, sogna, spera, e di dire anche il proprio smarrimento di essere umano.
Al mondo “là fuori” e alla vita “qui dentro”, l’uomo risponde commuovendosi, disperandosi, cercando, creando.
Leopardi ha “risposto” al mondo e alla vita con la sua voce, segnalandoci che esiste un’altra realtà, quella dell’interiorità, della riflessione, aprendoci una strada.
Ed è la coscienza di questo vibrare, di questo non essere materia inerte, di questo avere un’anima che sente e risponde, che Giacomo Leopardi acquisisce “per noi tutti”, invitandoci a sedere
accanto a lui e a provare tutta la struggente dolcezza del naufragare nel mare dell’infinito.
Lasciando un segno prezioso nella nostra storia, aprendoci alla speranza del sentire - pur nel suo, cosiddetto, pessimismo - come può non essere uno di
noi ?”
Grazie Giacomo, la tua "siepe" è un osservatorio donato al mondo !
E questo è il mio piccolo omaggio al tuo cuore ...
Riprendiamoci Giacomo Leopardi, liberiamolo dalle celebrazioni accademiche, dagli “addetti ai lavori” e dai sognatori di “gloria” e onori.
Non sviliamolo, non banalizziamolo, non trasformiamolo in “spettacolo”, facciamolo camminare per le strade, tra la gente, facciamolo vivere dentro di noi, non usiamolo per la nostra e altrui “edificazione”.
Luciano Galassi
Tra noi
Tra i lecci, i pini
e le siepi del tuo colle,
aleggiano ancora
le tue parole,
gentilmente cullate
dal vento.
Sei ancora qui con noi,
rapito cantore d’infinito.
L.G.
( Colle de "l’Infinito" )
Nasce una tenerezza
intorno al vecchio Colle,
parole ancora vive
gentili, come miele.
Le mura sono varchi,
le siepi son finestre,
il cielo un libro aperto
il cuore navicella.
Tutto qui parla di te,
inquieto marinaio,
di visioni sovrumane
e inenarrabili silenzi.
L.G.
Era di Montemorello
Rendiamo omaggio al tuo ricordo,
ai tuoi paesaggi,
ma ancora di più
al respiro della tua anima.
I migliori tra noi
si affacciano di notte,
a disvelar la luna ...
E ci sovvien l'eterno ...
L.G.
"I fanciulli trovano il tutto nel nulla,
gli uomini il nulla nel tutto"
Giacomo Leopardi
(dallo "Zibaldone")
LUCE
Se eri di Montemorello
a volte, dalla finestra,
lo potevi sentire
piangere e sospirare.
Ma la notte che scrisse “L’Infinito”
- perché solo di notte poteva essere scritto,
in compagnia delle stelle –
quella finestra aperta
divenne colma di luce,
un piccolo, splendido sole,
un concentrato di luce.
E se qualcosa ti sembrò
di veder volteggiare nell’aria,
era certamente il suo Spirito,
ebbro di così tanta Grazia,
distillata persino per noi,
che tendiamo la nostra piccola coppa
al suo inebriante nettare senza tempo.
L.G.
( 25 luglio 2012 )
“INFINITÀ”
Ci sono persone a cui ci pare giusto affidare un ruolo prezioso di “apripista”, e alle quali siamo “infinitamente” grati.
Parlano per sé, parlano per noi.
Così “L’Infinito” lo consegniamo alla storia del cuore e dei sentimenti, e vogliamo che resti lì, limpido e puro, a ricordarci di volare, di sognare, di librarci ogni tanto nel cielo infinito della libertà.
L.G.
(23 agosto 2012)
Busto di Giacome Leopardi, realizzato, con grande finezza, dallo scultore Edgardo Mugnoz, che ha saputo coglierne l'intensità e la delicatezza - settembre 2014
[ Atmosfere che sanno di "refrigerio" e di calore ]
Un bisogno viscerale di tenerezza, di armonia, di pace, di calore, di serenità, di cui possiamo essere portatori e artefici: facciamo più bello il mondo !
Ciascuno con i propri "strumenti" ...