LUIZ ANTONIO, un bambino, gli animali e non solo ...
Il video, da cui parte la mia riflessione, sembrerebbe essere stato caricato su YouTube il 15 maggio 2013 da parte di Flavia Cavalcanti, con il titolo “Luiz Antonio - A argumentação para não comer polvo”. Il video proverrebbe dal Brasile e il linguaggio parlato è il portoghese.
Il video ha suscitato grande interesse ed è stato linkato da molte persone, anche con una sottotitolazione in italiano, ed ha avuto, alla data attuale, circa 4.702.997 visualizzazioni.
Una risonanza particolare ha avuto in riferimento a temi vegetariani e vegani.
Io ne sono venuto a conoscenza solo da pochissimo...
La prima cosa a colpirmi del video è l'assoluta libertà (e spontaneità) di Luiz, che appare un bambino sereno, felice, vivace.
La madre non effettua alcune intervento censorio e neppure di "indirizzo", nessuna "lezione" nei confronti del figlioletto.
Non gli impone un suo punto di vista, né propone visioni di "normalità", di omologazione, di opportunità, di logica, di "autorità", di costume, ecc.
Così Luiz Antonio può serenamente attingere alla propria interiorità ed esprimerla "in diretta"...
Abbiamo il privilegio di assistere al farsi del suo pensiero, così come gli appartiene, un pensiero che sgorga fluido, senza preoccuparsi di ciò che pensano gli altri e neppure di dove lo porteranno le sue riflessioni. Non anticipa niente e non ristruttura il suo pensiero in base a convenienze o ai modelli.
Un pensiero che prende forma in stretta relazione con le sue impressioni, con i suoi sentimenti profondi
E restiamo sorpresi e stupiti.
Ecco un bambino, un individuo, che ha la possibilità di essere autenticamente se stesso.
Così ci si rivela un candore a cui non siamo più avvezzi, che la nostra cultura si affretta comunemente a soffocare, ad adattare, a "redimere", a non consentire, percependo come “necessario”, “utile” e quasi doveroso intervenire.
Temiamo di formare “diversità” e non ci rendiamo conto che è proprio la “diversità” a mostrarsi e a volersi esprimersi davanti ai nostri occhi.
Ecco dunque che, con Luiz Antonio, ci sembra di essere di fronte ad un "paradiso perduto", ad un mondo non "profanato", e dunque prezioso.
Luciano Galassi
(aprile 2015)