PURO SGUARDO
C'è una domanda depositata nella carne, che a volte urla ed altre langue. Forse più di una.
Chi sono io ? Cos'è questa vita che mi è data ? Cos'è questo mondo ? Dov'è la nostra viva sorgente ?
E sai che non devi sganciarti dalla terra, dalla carne.
Forse la risposta è già qui, ma ti interroga personalmente.
Ogni volta si riprende daccapo, occorre sintonizzarsi di nuovo sulla domanda. È parte del cammino, dell'essere qui. Occorre rimanere nella domanda.
È l'indicazione principale che abbiamo, una voce insistente, che ci tiene come sospesi nell'aria, al pari di un falco o di un'aquila.
Forse occorre aprire le braccia alla domanda, lasciarsi in sospensione. E aguzzare lo sguardo.
Forse serve rimanere nel quieto farsi del tutto, noi compresi.
Forse possiede ogni risposta un semplice volo di uccelli. O a loro è negato?
Non cinguetta la risposta il vento ?
Chissà se serve imparare a restare in equilibrio camminando su un muretto ? E si deve essere seri per forza ? Occorre escludere ogni leggerezza ? E come sono i puri di cuore ?
Cosa viene ad insegnarci un magico e inatteso veleggiare di gabbiani, che rende più intenso e vivo il silenzio e palpabile il cielo ?
Occorre graffiare, o è più opportuna la delicatezza di una carezza ?
E allora serve anche il mio piccolo volo, semplice e quieto.
Forse assistiamo a dei miracoli, senza saperlo.
Appena poco più di là, oltre i confini di ciò che si vede, oltre il mondo come normalità vuole, si apre un altro orizzonte, dove ci sono io e la mia voce, dove iniziano i miei "dipinti" e le mie parole poetiche.
È il mio varco nella rete di ciò che deve essere, dove trovo momenti di gioia e respiro.
Siamo qui per dire le nostre parole e non per ripetere quelle degli altri.
Sono in agguato i ladri della parola…
Forse c'è una chiave di accesso al proprio giardino segreto.
In una pura percezione, di quelle che rapiscono, anche il tempo scompare, come non avesse più necessità d'essere. Si è puro sguardo, puro ascolto, pura attenzione e nient'altro.
Anche il corpo perde la sua pesantezza.
Sospensione, è il termine che si usa di solito.
E la sospensione è come una porta, a volte rara, porta che non può essere forzata, ma che si può attendere si apra da sola, a sorpresa, in un attimo benedetto, come un'estasi.
La leggerezza ha la luminosità di un sole che ti colpisce al cuore.
E la sospensione sembra come sollevarci in alto.
Quanti "accadimenti" mette accanto la parola sospensione, e succedono tutti insieme.
La sospensione è come l'effetto di una calamita. Ce ne accorgiamo dopo che ha prodotto il suo effetto, o proprio mentre accade, mentre la "polvere di ferro", che abbiamo dentro, risponde all'attrazione, in modo spontaneo, immediato, senza riserve.
Così serve trovare le proprie parole, quelle necessarie al proprio esistere, quelle che possono far sorgere una luce nella carne, che ci fanno volare, che ci danno spessore e che ci aiutano a vivere.
Parole che aprono l'orizzonte dell'anima, che ce ne regalano la leggerezza, la delicatezza, che ci rivelano a noi stessi, senza falsificazioni, che creano le condizioni per una metamorfosi, per una rinascita necessaria.
Tante le regole, tanti i modi per tenerti in gabbia, dai più teneri ai più crudi ed efficaci.
Distruggere, piuttosto che consentire, devastare, piuttosto che comprendere.
Così perdi tua sovranità e il mondo ti appare sempre di tutti e mai il tuo.
Un posto per me, giusto per me, esattamente giusto per me, senza deformarmi, spegnermi, perdermi.
Un posto giusto è adatto a me, per essere, per fiorire, un posto vellutato e felice.
Una piccola bolla dove esistere, radiosamente sereno, una piccola bolla dorata.
Luciano Galassi
OGNI UOMO È UN NUOVO ORIZZONTE
Ci sono pensieri "chiusi", e pensieri che ti aprono, pensieri che hanno già detto tutto, come una lapide sul muro, e pensieri che sembrano invitarti a dire la tua, ad aggiungere la tua visione, la tua creatività, il tuo slancio, che hanno bisogno di te per approfondirsi, per crescere.
Chiaramente tutto ciò è anche in relazione alle persone attorno, alle atmosfere che si respirano, a ciò che si intende fare di te, senza che tu possa scegliere.
Forse sono i versanti del rispetto e dell'apertura, contrapposti al dovere, alla disciplina, all'asservimento, oppure, semplicemente, all'indifferenza, alla superficialità, al tirare a campare.
Ogni uomo è un nuovo orizzonte che si apre.
Ci educano al passato, al vecchio, al controllabile, ma l'uomo è un osservatorio sul nuovo, un esploratore del diverso, un amplificatore poetico dell'esistente, di ciò che non è al momento visibile.
Una creatura in continuo divenire, che porta bisogni nuovi, talenti nuovi, orizzonti nuovi.
E la società pretende di fermarla, di formarla, di renderla una rotellina utile all'ingranaggio del momento.
Pompieri all'opera per raffreddare i "bollori" del nuovo.
E allora sia benedetto chi sa cogliere il nuovo, il "diverso", chi sa rispettarlo e fornirgli strumenti adatti alla sua crescita, alla sua evoluzione, alla sua pienezza, alla sua gioia.
Un libro, può essere la perla rara che stavamo aspettando, nella palude che ci aveva tappato le ali.
Più che di risposte confezionate da altri, abbiamo assoluta necessità di incoraggiamento, di vedere la libertà e la creatività all'opera, di percepire che c'è spazio per noi e per la nostra interiorità, di sapere che c'è un altro modo, un'altra musica, un'altra poesia, un altro mondo.
Luciano Galassi
(28 luglio 2014)