“Flon-Flon e Musetta”, di Elzbieta
[ recensione di Luciano Galassi ]
Il tempo dei giochi trascorre serenamente, fuori del tempo, tra i due coniglietti-bambini Flon-Flon e Musetta.
Il gioco, l'amicizia, la simpatia scorrono insieme.
Ma...
Dal giornale, il papà di Flon-Flon apprende la brutta notizia: "Presto ci sarà la guerra!"
La guerra, come avesse vita propria, fa irruzione nella vita di tutti i giorni.
Questa visione della guerra, che arriva a toccare anche la vita di due bambini, ha un aspetto tragico e incomprensibile. Quasi fosse un evento naturale, ineludibile (una pioggia, una nevicata) ecco arrivare la guerra.
E si porta via (peraltro senza alcuna riflessione o mediazione) anche il papà di Flon-Flon.
La guerra sovrasta le vite, le sconvolge, pone confini nuovi.
Ora c'è un filo spinato, portato dalla guerra, a separare Flon-Flon e Musetta, la quale, dice la mamma a Flon-Flon, "sta dall'altra parte della guerra", per cui non si deve più neppure parlarne, è proibito. Ora Musetta è il nemico.
La mamma, come del resto il papà, ha accolto in pieno ciò che la guerra ha portato con se e veicola a Flon-Flon l'idea, assurda, di Musetta come nemico da evitare.
In Flon-Flon scatta la rabbia verso quel mostro cieco, e vorrebbe che andasse via.
Lui non riesce a concepire la trasformazione di Musetta in nemico, avverte solo la distanza da lei a cui è costretto, l'incapacità di seguitare a vedersi, a giocare, a sognare insieme. Ossia proprio ciò che è la sua, la loro vita.
La mamma è un po' glaciale, un po' protettiva, un po' ignavia e per niente critica.
Ed ecco irrompere il vero volto della guerra, con il suo bagaglio di violenza, morte, distruzione e devastazione.
Poi, così come misteriosamente era venuta, parimenti la guerra se ne và.
Il papà fa ritorno, stanco e privo di qualunque parola, mediazione, consapevolezza.
Flon-Flon vede, però, che la siepe di spine e ancora lì, e chiede al padre perché non abbia ucciso la guerra.
La risposta del papà è quanto di più evasivo e superficiale si possa immaginare. Ai suoi occhi la guerra appare una mera fatalità, non l'opera assurda di uomini e donne.
La mamma è solo un pochino più saggia e onesta: i bambini - dice lei - appartengono ad un'altra dimensione e la guerra è un fatto di adulti, sono solo loro a "svegliarla".
La siepe di spine e sempre là, ma Musetta, ha fatto un buco nella siepe, così torna a giocare con Flon-Flon, e non c'è neppure bisogno di fare pace visto che mai sono stati nemici.
La lacerazione e la sofferenza create nei due bambini, sono la fotografia dei riflessi della guerra nella quotidianità della vita. Forse il senso di fatalità che alberga nei due genitori è lo specchio della loro mancanza di consapevolezza, del loro passivo prendere posizione senza alcun moto di ribellione, magari accogliendo le "ragioni di Stato", piuttosto che riflettere sul carattere di assoluta barbarie di ogni conflitto in armi.
I soli innocenti sono i bambini, e Flon-Flon ha trovato due genitori, vittime semi-consapevoli di un sistema sociale - che nel racconto appare lontanissimo - che ha scelto la violenza anche per loro e i loro figli.
Che dire ?
Non bisogna certo dimenticare che il racconto di Elzbieta è rivolto a bambini piccoli e la guerra evocata è solo uno spettro che turba, per un certo periodo, la vita di Flon-Flon e Musetta, e magari si fatica a comprendere la ragione di tale scelta tematica di fondo da parte dell'autrice.
Così mi piace pensare al racconto come una specie di "messaggio in bottiglia", rivolto agli adulti, magari nella loro veste di genitori-narratori, che forse si troveranno a dover rispondere, a loro volta, alle domande sulla guerra da parte dei bambini che avranno di fronte ad ascoltarli..
Le ragioni della guerra sono sicuramente fuori dalla portata di comprensione dei bambini, ma non di un adulto che guarda il mondo e il comportamento proprio e degli altri esseri umani.
Spetta agli adulti creare le condizioni perché la guerra sia finalmente e concretamente bandita, e perché i bambini seguitino ad essere seriamente e solamente bambini.
Sarà solo il rimando alla profanazione che la guerra porta nelle esistenze di ciascuno, a segnare una svolta nella convivenza umana.
Se la mia ipotesi è corretta, Elzbieta si rivela una finissima e saggia scrittrice, oltre che una acuta educatrice e "stratega".
Luciano Galassi
NOTIZIA
ELZBIETA
nasce in Polonia, ma non ci resta per molto: all'indomani dell'invasione nazista che nel 1939 dà inizio alla seconda guerra mondiale fugge in Alsazia, all'epoca regione tedesca, dove viene accolta da una famiglia. In seguito passa un lungo periodo in un convento in Inghilterra per arrivare infine a quindici anni a Parigi. Nel 1972 escono i suoi primi libri e da allora ne ha scritti tanti, tutti impegnati a favore dei più deboli e contro la guerra.
"Flon-Flon e Musetta" è pubblicato da AER Edizioni, che di Elzbieta ha inoltre edito Piccolo-Grigio.